Le catacombe sono aree sotterranee che nascono tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., adibite alla sepoltura e alla commemorazione funebre dei membri della comunità cristiana. Il termine – che deriva dalla lingua greca e significa “presso le cavità” – in un primo momento era riferito unicamente al complesso romano di S. Sebastiano al III miglio della via Appia e solo in seguito sarà esteso a tutti i cimiteri comunitari cristiani. In antico, infatti, si utilizzava il termine, anch’esso greco, di coemeterium, ovvero “dormitorio”, ad evidenziare l’idea che la sepoltura fosse soltanto una fase provvisoria in attesa della resurrezione.
Questi sepolcreti venivano scavati principalmente nel tufo e nella pozzolana, come pure in altre tipologie di terreno caratterizzate da facilità nella lavorazione e grande resistenza, tali da garantire la creazione di complessi sistemi di gallerie e cubicoli strutturati su diversi piani. La diffusione di terreni di tipo tufaceo in Italia centrale, meridionale e insulare è il motivo per cui le catacombe sono dislocate principalmente in queste aree, con una particolare concentrazione proprio nella città di Roma, dove sono presenti circa una sessantina di nuclei cimiteriali ipogei utilizzati dalla primitiva comunità cristiana dell’Urbe.
Oltre alle catacombe romane, troviamo nuclei cimiteriali cristiani in diverse Regioni: nel Lazio (Bolsena, Soriano nel Cimino, Nepi, Albano, Grottaferrata e numerose altre); in Toscana (Chiusi e Pianosa); in Umbria (Massa Martana); in Abruzzo (Amiterno e Castelvecchio Subequo); in Campania (Napoli); in Puglia (Canosa); in Sicilia (Siracusa, Palermo, Villagrazia di Carini) e in Sardegna (Sant’Antioco).